Rapito sul veliero per l'Inghilterra, l'indiano Squanto che non aveva mai visto un cavallo ma conosce il linguaggio dell'orso (al quale vuol darlo in pasto il malvagio Lord) e degli uccelli (che lo avvisano dell'arrivo degli sbirri). Raccolto dai buoni monaci, introduce i mocassini, insegna ai frati a giocare una specie di baseball e cuoce la pannocchia di mais scoprendo il pop-corn.
Quella del kitsch poteva essere una strada: forte dei soldi avuti grazie all'Oscar per IL VIAGGIO DELLA SPERANZA, Koller tenta invece la strada di BALLA COI LUPI, ricalcandone l'alchimia: l'apprendimento del linguaggio, l'accordo metafisico con il mondo animale, il rispetto ecologico, l'humour dissacrante. Ma senza il coraggio di lasciarsi andare al kitsch, senza la magia, il senso della natura e del fantastico il film assomiglia progressivamente a un Mickie Mouse nel paese di Robin Hood.
E il finale moraleggiante, un occhio alla Iugoslavia ed al vogliamoci bene è ormai più grottesco che naïf.